| "Tropico del Cancro" Henry Miller.
Un editore fa uscire per la prima volta, a Parigi nel 1934, "Tropico del Cancro" dello scrittore Henry Miller. Nel suo paese, in America, il libro verrà pubblicato circa trent’anni dopo, provocando un processo per oscenità che porterà il paese a rivedere le leggi sulla pornografia. Herny Miller racconta della vita sgangherata e non priva di difficoltà, degli artisti stranieri in una Parigi degli anni ’30. Dipinge una serie di personaggi inquieti, fannulloni e perennemente perdenti. E’ un libro autobiografico, raccontato in prima persona. Lo scrittore si rivolge direttamente al lettore, tenendo subito a precisare che quello che sta scrivendo non è un libro ma uno “scaracchio in faccia all’arte “
E' un romanzo che registra le esperienze vissute dall'autore nei primi anni del suo soggiorno parigino, durato dal 1930 al 1939. Miller, nato a New York da famiglia di origine tedesca, dopo avere esercitato i classici, disparati, incredibili mestieri di tanti scrittori nordamericani in attesa della gloria, si era infatti trasferito in Francia, per assaporare quella piena libertà da bohème che l'America non permetteva. La vita che Miller conduceva a Parigi era una vita d'artista povero, in cerca di se stesso e della propria liberazione, e il libro è perciò una galleria di tipi stravaganti, prostitute, artisti, vagabondi. Parigi non è però mitizzata, anzi, contro tanto romanticismo del tempo, Miller così la descrive: "Una città eterna, Parigi! Più eterna di Roma, più splendida di Ninive. L'ombelico del mondo cui si torna, come idioti ciechi e malsicuri, strisciando sulle ginocchia. E come un sughero che sia andato alla deriva fino al centro morto dell'oceano, qui una persona galleggia in mezzo alla feccia e ai detriti di mari, inquieta, senza speranza, incurante persino di un Colombo di passaggio. Le culle della civiltà sono gli scoli putridi del mondo, l'obitorio cui i fetidi grembi affidano i loro pacchi sanguinolenti di carne e di ossa". Accanto alla Parigifogna c'è però anche la Parigi dell'arte: " E' solo più tardi, nel pomeriggio, quando mi trovo in una galleria d'arte sulla Rue de Sèze, circondato dagli uomini e dalle donne di Matisse, che vengo riportato nella vera area del mondo umano. Sulla soglia di quella vasta sala i cui muri sono ora in fiamme, sosto un momento per riprendermi dallo shock che si prova quando il grigiore abituale del mondo è lacerato e il colore della vita esplode in canto e poesia. Mi trovo in un mondo così naturale, così completo, che sono perduto. Ho la sensazione di essere nel pieno plesso della vita".
Uno dei pregi maggiori del libro è l'onestà e la naturalezza con cui vengono descritte le esperienze sessuali dei personaggi; il linguaggio, lo stile usati sono quelli del parlato quotidiano e il sesso è visto come qualcosa di quotidiano. Anche il sesso, infatti, non sfugge alla straordinaria ironia che è sempre vivissima in Miller.
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