xxxSibillaxxx |
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| Su “L’Espresso” del 14 marzo ho letto un articolo nel quale si parla di uno studio condotto da un gruppo di sessuologi americani (!!!), che ha stabilito la durata dell’amplesso esemplare: meno di tre minuti è scarso, da tre a sette minuti è l’ideale, il massimo è di tredici minuti. In pratica, il rapporto sessuale che non rientra nei precedenti parametri è ritenuto o insoddisfacente o stancante. Si precisa, inoltre, che in questo calcolo non rientrano né i preliminari, né le coccole e che esistono numerose eccezioni.
Questa è la notizia sintetizzata, alla quale fanno seguito alcune mie opinioni in proposito. Prima di tutto mi chiedo quale sia l’utilità di una simile ricerca, che riduce a semplici dati numerici un’esperienza che, in un legame affettivo, ha implicazioni assai profonde: amore, desiderio, passione, complicità.
Aggiungo che mi infastidisce molto l’atteggiamento, purtroppo sempre più diffuso, di classificare, misurare, quantificare ogni aspetto della nostra esistenza, compresi i particolari più segreti e personali, come se il valore di un essere umano dipendesse esclusivamente dalle sue performance.
Di conseguenza, agli scienziati coinvolti nello studio in questione mi permetto di suggerire un’alternativa più proficua all’impiego del tempo e soprattutto dei fondi a loro disposizione: adoperarsi per risolvere problemi più seri, lasciando ad ogni coppia la libertà di decidere il tempo che ritiene opportuno per realizzare i propri desideri sessuali e per vivere una gratificante intimità, infischiandosene di queste “bizzarre” statistiche.
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