xxxSibillaxxx |
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| CITAZIONE (Bellevue @ 20/8/2008, 19:16) Cara Sibilla,io credo che in tutto cio',l'amore c'entri ben poco o niente. Chi arriva a compiere un fatto cosi' grave quale puo' essere un omicidio,per ragioni,diciamo cosi',passionali ha certamente gravi problemi psichici. Non voglio proprio pensare che l'amore sia il motore...la molla. L'amore non è tale se non rispetta l'indipendenza e gli spazi dell'altro, se assorbe tutto, se divora i pensieri, se è avido di possesso, se vanta dei veri e propri diritti sull'altro, fino all'idea di appropriarsi della vita altrui, perciò sono convinta anche io che esistano dei problemi psicologici di fondo quando l'amore diventa "malato", estremo, crudele, esasperato, contaminato da sentimenti incontrollabili e dagli istinti peggiori.CITAZIONE (Bellevue @ 20/8/2008, 19:16) E perché le donne?Forse perché ci fidiamo di più delle persone che ci sono accanto,crediamo alla favola e ,non mentiamo con noi stesse,siamo più deboli fisicamente e dunque facilmente attaccabili. Senza contare che,non so' per quale perverso meccanismo,siamo convinte,alle prime avvisaglie di violenza,di poter redimere il "mostro"che ci siamo trovate accanto,non valutando correttamente il pericolo. Dietro ogni violenza o delitto c'è più o meno la stessa scena: "te ne vai? E io ti distruggo la vita o ti uccido." Sono rare le donne in questo ruolo, mentre è principalmente l'uomo che mette in atto piccole o grandi vendette trasformandosi, nei casi più gravi, in ossessivo persecutore o in assassino. Perché? Condivido le motivazioni che hai espresso tu, cara Belle, ma credo che ci sia dell'altro. Eccezioni a parte, a me sembra che le donne, quando finisce una storia, riescano ad accettare più degli uomini la nuova situazione, come se avessero più "dimestichezza" con il distacco; mi pare che siano più capaci nell'elaborazione mentale dell'abbandono, facendosene una ragione. Molti uomini, invece, percepiscono l'abbandono come un affronto, come una sfida al loro essere e per questo lo vivono come una perdita di sé, come una minaccia all'incolumità della propria identità sessuale. Penso che, nonostante la forza fisica maggiore rispetto a quella femminile, l'io di tanti uomini sia molto fragile; così fragile da perdere la sicurezza in se stessi e la ragione, quando diventano consapevoli di non essere più amati, di non essere più "necessari".
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