Earth song

« Older   Newer »
  Share  
elly_star
view post Posted on 30/4/2012, 11:12     +1   -1




La canzone che ho pubblicato nel topic "scelgo questa canzone perchè" continua da giorni e giorni a ripetersi nella mia mente come un disco che non ha fine. Vuol dire che utilizzerò questo testo come spunto di riflessione dove ognuno può fare le sue valutazioni e riportare se vuole articoli di avvenimenti che riguardano ciò di cui andremo a trattare.

Riporto per chi desidera leggere il testo sia la canzone in lingua originale che la traduzione

Earth Song
Michael Jackson

What about sunrise
What about rain
What about all the things
That you said we were to gain.. .
What about killing fields
Is there a time
What about all the things
That you said was yours and mine…
Did you ever stop to notice
All the blood we’ve shed before
Did you ever stop to notice
The crying Earth the weeping shores?

Aaaaaaaaaah Aaaaaaaaaah

What have we done to the world
Look what we’ve done
What about all the peace
That you pledge your only son…
What about flowering fields
Is there a time
What about all the dreams
That you said was yours and mine…
Did you ever stop to notice
All the children dead from war
Did you ever stop to notice
The crying Earth the weeping shores

Aaaaaaaaaaah Aaaaaaaaaaah

I used to dream
I used to glance beyond the stars
Now I don’t know where we are
Although I know we’ve drifted far

Aaaaaaaaaaah Aaaaaaaaaaaah
Aaaaaaaaaaah Aaaaaaaaaaaah

Hey, what about yesterday
(What about us)
What about the seas
(What about us)
The heavens are falling down
(What about us)
I can’t even breathe
(What about us)
What about the bleeding Earth
(What about us)
Can’t we feel its wounds
(What about us)
What about nature’s worth
(ooo,ooo)
It’s our planet’s womb
(What about us)
What about animals
(What about it)
We’ve turned kingdoms to dust
(What about us)
What about elephants
(What about us)
Have we lost their trust
(What about us)
What about crying whales
(What about us)
We’re ravaging the seas
(What about us)
What about forest trails
(ooo, ooo)
Burnt despite our pleas
(What about us)
What about the holy land
(What about it)
Torn apart by creed
(What about us)
What about the common man
(What about us)
Can’t we set him free
(What about us)
What about children dying
(What about us)
Can’t you hear them cry
(What about us)
Where did we go wrong
(ooo, ooo)
Someone tell me why
(What about us)
What about babies
(What about it)
What about the days
(What about us)
What about all their joy
(What about us)
What about the man
(What about us)
What about the crying man
(What about us)
What about Abraham
(What was us)
What about death again
(ooo, ooo)
Do we give a damn

Aaaaaaaaaaaaah Aaaaaaaaaaaaah


Traduzione

La Canzone per la Terra

Cosa succede all’alba
cosa succede alla pioggia
cosa succede a tutte le cose
che avevate detto avremmo guadagnato...
cosa ne dite dei campi di sterminio
c'è la volte giusta?
e di tutte le cose che
dovevano essere mie e vostre
vi siete mai fermati a notare
tutto il sangue che abbiamo già sparso
vi siete mai fermati a notare
la terra che lacrima le spiagge che piangono?

Chorus:
Aaaaaaaaaaaah Ooooooooooooh
Aaaaaaaaaaaah Ooooooooooooh

cosa abbiamo fatto al mondo
guardate che cosa abbiamo fatto
che ne dite della pace
che offrite il vostro unico figlio...
e dei campi in fiore
c'è un momento giusto?
cosa dite di tutti i sogni
che avete detto erano vostri e miei
vi siete mai fermati a notare
tutti i bimbi morti per la guerra
vi siete mai fermati a notare
la terra che piange le spiagge che lacrimano?

Chorus

prima sognavo
guardavo oltre le stelle
ora non so dove siamo
anche se so che siamo alla derva, lontani

Chorus

Hey, cosa dici di ieri
(e di noi)
cosa dire dei mari
(e di noi)
e del cielo, sta crollando
(e di noi)
non riesco nemmeno a respirare
(e di noi)
cosa dite della terra che sanguina
(e di noi)
non sentiamo le sue ferite
(e di noi)
e del valore della terra
(Ooooh, ooooh)
è il grembo del nostro pianeta
(e di noi)
cosa dire degli animali
(e di noi)
abbiamo ridotto regni a polvere
(e di noi)
e degli elefanti
(e di noi)
abbiamo perso la loro fiducia?
(e di noi)
cosa dite delle balene che piangono
(e di noi)
stiamo violentando i mari
(e di noi)
cosa dire dei sentieri nella foresta
(Ooooh, ooooh)
bruciati nonostante le nostre promesse
(e di noi)
cosa dire della Terra Santa
(e di noi)
lacerata dalla religione
(e di noi)
cosa dite dell'uomo comune
(e di noi)
non possiamo liberarlo?
(e di noi)
e dei bambini che muoiono
(e di noi)
non li senti piangere?
(e di noi)
dove abbiamo sbagliato
(Ooooh, ooooh)
qualcuno mi dica
(e di noi)
qualcosa sui neonati
(cosa ne dite)
cosa dire dei giorni
(e di noi)
e della gioia che portano
(e di noi)
cosa dite dell'uomo
(e di noi)
cosa dire dell'uomo che piange
(e di noi)
cosa dire di Abramo
(e di noi)
cosa dire di nuovo della morte
(Ooooh, ooooh)
ce ne frega qualcosa?


Che cosa abbiamo fatto a questo mondo?!
Cosa stiamo facendo alla terra,
ai suoi mari,
ai suoi animali,
al nostro cielo?!
Cosa ci è successo?
Come siamo arrivati a questo punto?


Come possiamo rimanere indifferenti al dolore del nostro pianeta, è la nostra Madre Terra!
Se la trattiamo così non stupiamoci poi se ci rigetterà, spazzandoci via da quel paradiso che noi abbiamo trasformato in un inferno.

Edited by elly_star - 2/5/2012, 11:26
 
Top
elly_star
view post Posted on 2/5/2012, 10:58     +1   -1




Ho dovuto modificare il topic per postare la corretta traduzione del testo, non sono affidabili le traduzioni trovate in internet :gratta:

Inizio io con questo articolo che mi sta molto a cuore.

Caccia alle balene

Sovrasfruttamento, imbrogli ed estinzione: è questo il circolo vizioso degli interessi che si nascondono dietro la caccia commerciale alle balene e che spazzano via una popolazione di balene dietro l'altra. Anche dopo decenni di protezione, non siamo sicuri di poter recuperare alcune specie.

Le statistiche parlano chiaro. Le balenottere azzurre, in Antartide, sono l'1 per cento della popolazione originaria, nonostante quarant'anni di protezione totale. Alcune popolazioni di balene si stanno espandendo, ma altre no. Si stima che le balene grigie del Pacifico Orientale abbiano recuperato appieno la propria condizione originaria. Le balene grigie del Pacifico Occidentale, invece, sono le più minacciate in assoluto: contando circa cento esemplari, la specie è ormai sull'orlo dell'estinzione.

Non solo caccia

La caccia commerciale non è l'unico pericolo che le balene devono fronteggiare. Negli ultimi cinquant'anni, da quando cioè si è cominciato a proteggere le balene, l'impatto delle attività dell'uomo sugli ecosistemi marini è profondamente cambiato.

zoom

Il cambiamento climatico, l'inquinamento chimico e quello acustico, l'aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni di balene rimaste. La pesca industriale sottrae alle balene preziose risorse alimentari e le espone al rischio delle catture accidentali.

Nonostante le minacce aumentino e dal 1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale, la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) - organismo istituito per tutelare le popolazioni di cetacei – non è ancora stata in grado di fermare le nazioni baleniere. Norvegia, Islanda e Giappone continuano a cacciare. Quest'ultimo ricorrendo al pretesto della caccia effettuata a fini scientifici viola ogni anno il Santuario dell’Oceano Antartico (istituito nel 1994), uccidendo ogni anno oltre 500 esemplari di balene nell'area.

In realtà, il fronte a favore della caccia commerciale all'interno dell'IWC non riflette un cambiamento nell'opinione pubblica, ma è solo il frutto di una politica di acquisto di voti che da anni l'Agenzia di Pesca giapponese con invidiabile perseveranza porta avanti, reclutando nuove e piccole nazioni e offrendo appetitosi finanziamenti in cambio di un voto allineato.

Aspettative eccessive

Le aspettative troppo ottimistiche sul recupero delle popolazioni di balene si basano sull'assunto che, a eccezione della caccia commerciale, le balene sono al sicuro esattamente come potevano esserlo centinaia di anni fa. Purtroppo questa premessa non è più valida. Ed è per questo che noi di Greenpeace crediamo sia necessario fermare la caccia commerciale alle balene in ogni sua forma.

Tratto da Greenpeace Italia




 
Top
elly_star
view post Posted on 2/5/2012, 21:15     +1   -1




Nell'estate del 2004 Greenpeace pubblica un videorapporto sulla presenza di spadare illegali in Sardegna, a S.Antioco e Calasetta (Sulcis).

http://youtu.be/MGkua4AOl9w
 
Top
elly_star
view post Posted on 4/5/2012, 07:25     +1   -1




Tratto da Greanpeace

Aprile 2012
Kakà, uno dei più grandi calciatori al mondo, ha fatto un goal da manuale nella partita più importante che stiamo giocando contro la deforestazione. Ieri notte ha firmato la petizione per proteggere l’Amazzonia e l'ha twittata a più di nove milioni e mezzo di follower.

La sua adesione e il suo impegno nel diffondere la campagna Save the Amazon è fondamentale per raggiungere il nostro obiettivo: raccogliere 1,4 milioni di firme di cittadini brasiliani da consegnare al Governo per una legge Deforestazione Zero che metta fine alla distruzione del più grande polmone del pianeta.

In questo momento la nostra nave, la Rainbow Warrior, sta navigando il Rio delle Amazzoni per documentare la bellezza e la distruzione di quest'unica e preziosa foresta. Ogni giorno l'equipaggio di Greenpeace incontra centinaia di persone della popolazione rurale e indigena che salgono a bordo, aderiscono all'appello e, grazie al nostro aiuto, possono denunciare formalmente crimini di deforestazione illegale.

GP03VQU

Deforestazione Zero!

Deforestazione Zero significa fermare la distruzione delle ultime grandi foreste primarie del pianeta per salvare il clima, le persone e la biodiversità.

La deforestazione è una delle maggiori cause del rilascio di gas serra nell'atmosfera. Le foreste del pianeta preservano nel suolo un'enorme quantità di carbonio, stimabile intorno ai 500 miliardi di tonnellate, di cui gran parte si trova nelle foreste pluviali tropicali. Questa immensa quantità di carbonio supera l'intera massa dei carburanti bruciati in tutto il mondo negli ultimi cento anni.
L'Indonesia e il Brasile occupano rispettivamente il terzo e il quarto posto nella triste classifica dei paesi emettitori di CO2: insieme contribuiscono al 40% delle emissioni globali determinate dalla deforestazione.
La deforestazione deve essere fermata in tutti i Paesi in Via di Sviluppo al più tardi entro il 2020. L'obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.

L'Amazzonia è la più grande foresta rimasta al mondo. Un inestimabile scrigno di biodiversità da difendere. L'Amazzonia, la nostra foresta, è in pericolo a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Greenpeace si batte per fermare la deforestazione in Amazzonia entro il 2015 e a livello globale entro il 2020.

deforestazione_amazzonia1245830559

Salviamo l'Amazzionia

L'ammiraglia di Greenpeace, la Rainbow Warrior III, navigherà per due mesi sul Rio delle Amazzoni per mostrare al mondo la bellezza dell'Amazzonia. Oltre alle meraviglie del polmone del pianeta, denunceremo i responsabili della sua distruzione e dimostreremo che ci sono le soluzioni per raggiungere il nostro obiettivo comune: Deforestazione Zero in Amazzonia.

Accompagnaci in questo magico viaggio e aiuta il popolo brasiliano a salvare l’Amazzonia.

L'Amazzonia è vasta, maestosa e ospita un quarto delle specie conosciute. Il giaguaro, il delfino rosa, il bradipo, il fiore più grande al mondo, la scimmia piccola come uno spazzolino da denti e un ragno grande come una palla da baseball sono solo alcune delle specie che conosciamo. Ma ce ne sono ancora molte, tutte da scoprire.

L'Amazzonia è la casa di oltre 20 milioni di persone e centinaia di indigeni che non hanno mai avuto contatti con il mondo esterno.

L'Amazzonia è un enorme deposito di carbonio che ci aiuta a stabilizzare il clima e mitigare i cambiamenti climatici: trattiene tra 80 e 120 miliardi di tonnellate di CO2.

jpg
 
Top
elly_star
view post Posted on 5/5/2012, 00:51     +1   -1




Tratto da Greanpeace

Quando il bucato inquina

News - 22 marzo, 2012
Dietro i capi firmati, le pubblicità accattivanti e il fascino delle passerelle c'è un mondo che l'industria dell'abbigliamento ti vuole nascondere. È un mondo sporco, pieno di sostanze pericolose, che sta lentamente contaminando i nostri fiumi. Oggi, nella Giornata mondiale dell'Acqua, ti riveliamo il loro segreto. Vogliamo costringerli ad affrontare il problema.

Se hai fatto il bucato in lavatrice con vestiti Kappa, Ralph Lauren o Calvin Klein, sappi che sei complice inconsapevole dell'inquinamento delle risorse idriche. Sì perché il nostro rapporto “Panni Sporchi 3” rivela come alcune sostanze pericolose usate per la produzione di abiti di grandi marche vengono rilasciate nell'ambiente dopo il lavaggio degli articoli in lavatrice. Una volta disperse in acqua, queste sostanze non sono trattenute dai sistemi di depurazione e si trasformano in nonilfenolo, un composto tossico e in grado di alterare, anche a livelli molto bassi, il sistema ormonale dell'uomo.

L'indagine - condotta su quattordici prodotti tessili dei marchi Abercrombie & Fitch, Adidas, Calvin Klein, Converse, G-Star RAW, H&M, Kappa, Lacoste, Li Ning, Nike, Puma, Ralph Lauren, Uniqlo e Youngor - misura per la prima volta la variazione delle quantità di nonilfenoli etossilati presenti nel tessuto prima e dopo il lavaggio domestico. In quasi la metà dei campioni, oltre l'80 per cento di nonilfenoli etossilati presenti nell'articolo appena comprato sono fuoriusciti dopo un solo lavaggio.

Questo significa che l'impatto dell'industria dell'abbigliamento non si ferma al Paese di produzione ma arriva ai Paesi consumatori. È in atto un ciclo globale dell'inquinamento tossico. Le aziende tessili devono affrontare il problema e impegnarsi per l'eliminazione delle sostanze pericolose nell'intera filiera. Anche se l'uso di nonilfenoli etossilati nell'industria tessile è bandito nell'Unione europea, queste sostanze pericolose, infatti, continuano ad arrivare tramite canali di mercato.

Si stima che ogni anno nelle acque europee vengono sversate da ignari consumatori tonnellate di prodotti nocivi: è il momento per il settore tessile di fare passi concreti verso l'adozione di alternative più sicure ai composti chimici inquinanti. Devono accogliere la sfida “Detox”.

In Italia, nonostante le ripetute sollecitazioni di Greenpeace, rimane ferma Kappa, del gruppo BasicNet, proprietaria anche dei marchi Superga e K-way. Nei suoi prodotti sono stati ritrovati nonilfenoli etossilati. Ancora per quanto tempo Kappa si rifiuterà di ripulire dai veleni la sua filiera produttiva?
 
Top
elly_star
view post Posted on 7/5/2012, 00:38     +1   -1




Tratto da Greanpeace

Lezioni giapponesi


A pochi giorni dall'anniversario dell'incidente di Fukushima, quello che succede in Giappone ci da le prove che la chiusura del nucleare è ampiamente possibile. Oggi, dei 54 reattori nucleari giapponesi soltanto due sono in funzione e senza che ci sia stato alcun blackout. Non è tutto. Tra due mesi, il nucleare nel Paese si spegnerà del tutto per verifiche di sicurezza e manutenzione: si può fare a meno del nucleare, persino dove questa fonte copriva quasi il 30 per cento del fabbisogno di elettricità. Questo grazie alla razionalizzazione dei consumi, l'introduzione di misure di efficienza e il ricorso al gas naturale.

In Giappone, lo sviluppo delle rinnovabili potrebbe sostituire il nucleare nel giro 10 anni. Ma bisogna volerlo!

34012_66628

Un anno dopo l'incidente, Greenpeace ha inviato una lettera ai leader mondiali, firmata da decine di rappresentanti della società civile internazionale, per chiedere la chiusura di una tecnologia che ha dimostrato di essere troppo pericolosa per l'uomo e per l'ambiente, assolutamente marginale dal punto di vista energetico e ben più costosa di quanto propagandato.

Troppo pericolosa
: negli USA gli standard di sicurezza richiesti per i reattori di seconda generazione – come gli statunitensi BWR di Fukushima – sono di un rischio di incidente grave ogni centomila anni-reattore. Tradotto, significa che con 400 reattori in funzione un incidente grave dovrebbe succedere ogni 250 anni. Al contrario, ne abbiamo avuti ben 3 in poco più di 30 anni, uno ogni circa 10 anni (Three Miles Island nel 1979, Cernobyl nel 1986 e Fukushima l'anno scorso). L'area contaminata in Giappone è grande quanto mezza Sicilia e così rimarrà per decenni.

Marginale
: la fonte nucleare copre circa il 13 per cento della produzione globale di elettricità pari a poco più del 2 per cento del fabbisogno globale di energia. Nel corso del 2011 gli impianti a fonti rinnovabili installati nel mondo sono capaci di produrre energia quanto 16 grandi centrali nucleari.

Costosa: i costi effettivi di realizzazione degli impianti nucleari di terza generazione sono cresciuti 5 volte in 10 anni. La stessa Corte dei Conti in Francia ammette che il costo dell'elettricità dei nuovi EPR francesi sarà circa doppio rispetto alle previsioni.

Fukushima: per ultimo, ma non meno importante, la lezione di Fukushima non verrà incorporata nei nuovi reattori di terza generazione previsti. Per questa ragione si è dimesso Gregory Jazco, il presidente della Commissione della NRC statunitense che ha dato il via libera alla costruzione di due AP1000. Nemmeno nei reattori francesi ci saranno modifiche sostanziali per tener conto di Fukushima.

L'industria nucleare è un dinosauro in declino che continuerà a fare danni che, se non avremo la capacità di chiudere, lasceremo come eredità velenosa alle generazioni future per secoli. Hanno firmato la lettera per mettere fine al rischio nucleare anche esponenti italiani, di cui riportiamo alcune dichiarazioni:

Grazia Francescato (Sinistra Ecologia e Libertà)
"When will they ever learn?" si domandava la mitica canzone di Bob Dylan,. 'Blowing in the wind' . La stessa domanda ci facciamo noi, nel primo 'anniversario di Fukushima. Impareremo qualcosa da quest'ennesima lezione? Per esempio: che il nucleare sicuro è una favola, che a Terzo Millennio iniziato la strada per uscire dalla crisi climatica, ambientale ed economica non è il ritorno al passato (tra cui le centrali nucleari) ma la riconversione ecologica dell'economia e della società (di cui è magna pars l'addio ai combustibili fossili, all'atomo e il decollo invece di efficienza energetica e rinnovabili)?
Noi ambientalisti continuiamo a mettercela tutta. Convinti che la nostra eresia stia finalmente diventando ortodossia,sia pure tra le note difficoltà. Per imparare dalle Fukushime di ieri e di oggi. E sventare quelle di domani.


Alfiero Grandi (Presidente di “Associazione per la riforma della sinistra”)
E' in atto un tentativo di mettere l'incidente di Fukushima tra parentesi e di riprendere il folle cammino delle centrali nucleari ad uso civile come se nulla fosse accaduto. Gli stress test tanto strombazzati nella fase più drammatica dell'incidente si stanno rivelando una finzione. Eppure anche la Corte dei Conti francese ha detto chiaro che gli Epr, gli stessi reattori che avremmo dovuto installare in Italia, costano troppo e non sono sicuri e che in vista del decadimento delle centrali elettronucleari esistenti la Francia dovrebbe prevedere un grande piano fondato sulle rinnovabili, oppure decidere di portare a 60 anni la vita delle centrali attuali e in questo caso è meglio incrociare le dita.
La vostra iniziativa per sensibilizzare i Governi e le autorità mondiali è quanto mai opportuna e condivisibile e mi auguro che presto ve ne sia una analoga a livello europeo dove anche il Belgio, dopo la Germania, ha deciso di uscire dal nucleare.
Aderisco con entusiasmo alla vostra iniziativa.


Sen. Francesco Ferrante (Partito Democratico)
Tra le varie "bombe ad orologeria" nucleari sparse nel mondo forse pochi, sino al marzo 2011, prendevano in considerazione il Giappone quale teatro di un disastro atomico.
La tecnologia nipponica e gli altissimi standard antisismici nell'immaginario comune apparivano garanzie di ferro. Invece ora la prefettura di Fukushima è una landa radioattiva per decine e decine di km.
E' una lezione sconvolgente quella che il disastro dell'11 marzo ha impartito innanzitutto alla popolazione giapponese, e di conseguenza al resto del mondo.
Un grande paese energivoro come la Germania ha detto basta al nucleare, lo stesso Giappone ha spento gran parte delle sue centrali e la strada dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili è sempre più quella che i grandi Paesi stanno percorrendo.
Fukushima ha inflitto una durissima sconfitta a tutti i nuclearisti, compresi quelli nostrani che nei giorni immediatamente successivi al disastro si affannavano a sminuire la portata dell'incidente, ma ora, a distanza di 12 mesi e archiviata fortunatamente nel nostro Paese l'avventura atomica, fermiamoci a ricordare le vittime della forza della natura e dell’inadeguatezza delle istituzioni che non hanno saputo proteggere i propri cittadini.


On. Ermete Realacci (Partito Democratico e Presidente Onorario Legambiente)
La saggezza dei cittadini italiani ha impedito con il referendum del 12-13 giugno 2011 che l'Italia si impegnasse nella costruzione di impianti nucleari. Una scelta sbagliata anche dal punto di vista economico che avrebbe reso più difficile affrontare la difficile crisi in atto. Ora la vera sfida è puntare ad un modello energetico ed economico basato sull'utilizzo razionale dell'energia, sulle fonti rinnovabili, sulla qualità delle produzioni e della vita.

Gianni Mattioli (Sinistra Ecologia Libertà)
La realtà dei fatti ci ha posto di fronte a problemi difficili che sino ad ora non siamo riusciti a risolvere: rilascio di radiazioni in condizioni di routine, possibilità di incidenti gravissimi, proliferazione militare, scorie. Di fronte a questi problemi c'è solo da sperare in risposte che verranno forse dalla ricerca scientifica, ma per le quali oggi non si intravede neppure un percorso. Ogni concessione a proseguire oggi nell'uso dell'energia nucleare rappresenta un rischio razionalmente inaccettabile.

On. Elisabetta Zamparutti (Radicali Italiani)
A Fukushima Greepeace ha dimostrato maggior responsabilità del governo giapponese: ha messo a disposizione la sua esperienza e ha garantito ai cittadini la conoscenza del problema.
La conoscenza dei dati, la trasparenza delle informazioni ed il libero confronto delle idee sono i mezzi che ci faranno uscire dal nucleare, un sistema di produzione di energia che mi preoccupa soprattutto perchè intrinsecamente legato ad un sistema di "governance" autoritaria.
 
Top
elly_star
view post Posted on 7/5/2012, 23:20     +1   -1




I cambiamenti climatici minacciano il vino



In Francia, molti produttori di vino e champagne denunciano i rischi dei cambiamenti climatici sulla produzione vinicola. In occasione di Vinitaly 2012 presentiamo "Quale futuro per il vino italiano?", un documento che accende l'attenzione sull'influenza che il climate change esercita sui vini di casa nostra. Sono tanti i produttori italiani che hanno dovuto reagire al fenomeno anticipando il calendario delle raccolte e intervenendo nella fase di produzione.
 
Top
elly_star
view post Posted on 10/5/2012, 23:57     +1   -1




Il massacro degli elefanti in Camerun
Dall'inizio dell'anno i bracconieri ne hanno uccisi almeno 200, la metà di quelli ospitati nella riserva naturale di Bouba Njida, dice il WWF
16 marzo 2012

elefantimassacro

Il Bouba Njida è una riserva naturale del Camerun, nell'Africa equatoriale, e ospita una ricca fauna con oltre 23 specie diverse di antilopi e centinaia di esemplari di elefanti. Il numero di questi grandi mammiferi nella zona si sta però riducendo velocemente in questi anni a causa del fenomeno del bracconaggio, come ha di recente segnalato il World Wide Fund for Nature (WWF). A causa della scarsa presenza di forze di sicurezza nella riserva, si stima che da inizio anno a oggi siano stati uccisi almeno duecento elefanti. Gli animali vengono massacrati dai bracconieri, che ottengono grandi guadagni dalla vendita delle loro zanne.

"Il WWF è turbato dalla notizia che il bracconaggio continua indisturbato" ha spiegato con un comunicato stampa Natasha Kofoworola Quist, rappresentante dell'associazione ambientalista nella zona. Solo la scorsa settimana, l'organizzazione ha scoperto le carcasse di 20 elefanti nella riserva in Camerun. Le autorità del paese sono state accusate di aver fatto ben poco per evitare la caccia illegale in queste settimane, cosa che ha incentivato l’arrivo di bracconieri anche da altri stati africani.

Il governo del Camerun ha detto di aver inviato negli ultimi giorni le forze speciali dell’esercito per affrontare il problema. Secondo il WWF si tratta, però, di una risposta tardiva che cambierà difficilmente le cose. I soldati inviati sono pochi e questo potrebbe complicare ulteriormente il pattugliamento della riserva. I bracconieri, inoltre, sono molto agguerriti e non esitano a sparare anche contro le forze speciali quando vengono intercettati lungo le piste del parco naturale. In una delle azioni di contrasto è morto un soldato, cosa che ha inciso per diversi giorni sulle operazioni.

Secondo il WWF, in seguito alle recenti attività di bracconaggio almeno metà degli elefanti del Bouba Njida sono stati uccisi illegalmente. Anche negli scorsi anni durante la stagione secca i bracconieri avevano cacciato nel parco, ma fino a ora non si era mai verificato una simile quantità di azioni per cacciare e massacrare gli elefanti. Secondo l'International Fund for Animal Welfare (IFAW), non è chiaro quanti elefanti ci siano ancora in Camerun: l’ultimo censimento risale al 2007 e già all’epoca non fu semplice stabilire una cifra precisa. Gli attivisti calcolarono che nel paese c’erano non meno di mille elefanti e non più di cinquemila.

Il fenomeno del bracconaggio è aumentato anche a causa degli investimenti e dei maggiori interessi economici della Cina in diversi paesi africani. L’avorio, ottenuto dalle zanne degli elefanti uccisi, viene utilizzato principalmente per oggetti ornamentali e gioielli. La domanda da parte di diversi paesi asiatici della materia prima è aumentata sensibilmente e questo ha, tra le altre cose, portato a maggiori azioni di bracconaggio.

tratto da ilpost.it
 
Top
view post Posted on 13/5/2012, 22:28     +1   -1
Avatar

Advanced Member

Group:
Elfo
Posts:
2,974
Reputation:
+2
Location:
Marche

Status:


Blitz di Greenpeace al Salone del libro

TORINO - Blitz degli attivisti di Greenpeace negli stand delle case editrici Giunti e Rizzoli al Salone del Libro di Torino,
per protestare contro la deforestazione della foresta dell'Indonesia.
Gli attivisti erano travestiti come i protagonisti di due favole - «I tre porcellini» e «Alice nel Paese delle Meraviglie»
- descritte come «ammazza-foreste» da un rapporto dello stesso gruppo ambientalista
«che - dicono da Greenpeace - inchioda i due giganti dell'editoria italiana.
Per questo i protagonisti delle favole «ammazza-foreste»,
sono andati ai loro stand per chiedere un incontro e trovare una soluzione».
Le richieste. Barbara Tabita, attrice e testimonial di Greenpeace, nei panni di Alice,
e un attivista vestito da Cappellaio Matto hanno fatto visita a Rizzoli con il messaggio
«Vietato distruggere le foreste nella mia favola».
La stessa richiesta è stata portata allo stand di Giunti dagli attivisti vestiti da Tre Porcellini.
«È dal 2010 - afferma Chiara Campione di Greenpeace - che chiediamo a Rizzoli e Giunti
di adottare delle politiche della carta a deforestazione zero senza avere risposte.
I libri di questi editori sono contaminati da fibre di legno duro tropicale
provenienti dalla distruzione delle ultime foreste indonesiane».

Attached Image: 20120512_g04

20120512_g04

 
Web  Top
elly_star
view post Posted on 13/5/2012, 23:02     +1   -1




Sono dei grandi clapping
 
Top
elly_star
view post Posted on 14/5/2012, 09:33     +1   -1




Il più grande esperimento biologico mai compiuto
pubblicata da Delmondo Salvatore.
Titolo originale: The Largest Biological Experiment Ever - fonte: www.eldoradosun.com.
Traduzione di Amanda Adams per "La Leva di Archimede" - sgnalato da "Foster".

Nel 2002, Gro Harem Brudtland, allora capo del WHO (World Health Organization), disse ad un giornalista norvegese che i cellulari erano stati banditi dal suo ufficio a Ginevra perché se un telefono cellulare era a meno di 4 metri di distanza si ammalava.

La signora Brundtland è un medico e il precedente Primo ministro della Norvegia. Questa sensazionale notizia, pubblicata il 9 marzo del 2002 da Dagbladet, fu completamente ignorata da tutte le altre testate giornalistiche nel mondo. La settimana seguente un suo dipendente, Michael Repacholi, responsabile del progetto internazionale EMF (campi elettromagnetici), minimizzò pubblicamente le preoccupazioni del suo diretto superiore. Cinque mesi dopo, per ragioni che molti sospettano legate all’annuncio riportato in precedenza, la signora Brundtland ha dato le sue dimissioni dal comando del WHO dopo appena un mandato.

Niente potrebbe dimostrare più chiaramente la schizofrenia collettiva di quando si parla delle radiazioni elettromagnetiche. Rispondiamo a tutti quelli preoccupati per la loro salute (come fa intendere il progetto EMF), ma ignoriamo ed emarginiamo coloro, come la Sig.ra Brundtland, che ne hanno già subito i danni.

Come consulente degli effetti sulla salute della tecnologia wireless, ricevo chiamate che possono essere approssimativamente suddivise in due gruppi: le persone solamente preoccupate, che chiamerò gruppo A, e quelle già ammalate, che chiamerò gruppo B. A volte vorrei organizzare una conferenza telefonica ed invitare i due gruppi per farli confrontare, abbiamo bisogno di una comprensione globale del problema in quanto siamo sulla stessa barca. Un individuo del gruppo A, preoccupato, solitamente chiede il tipo di protezione da usare sul cellulare ed il tipo di auricolare. A volte chiede anche qual è la distanza che ci dovrebbe essere tra la sua abitazione ed un ripetitore. Un individuo del gruppo B, ammalato, vuole sapere quale protezione usare per la sua casa, come si può curare o, sempre più di frequente, in quale parte del paese trasferirsi per salvarsi dalle radiazioni.

Questo articolo è stato scritto come un piccolo manuale, prima di tutto per mettere tutti sulla stessa linea d’onda e poi per chiarire alcune cose in modo che si possano effettuare scelte razionali verso un mondo più sano.

Elementi fondamentali

La cosa più importante sui telefoni cellulari ed i ripetitori è che emettono radiazioni microonde proprio come le antenne Wi-Fi, i computer senza fili (portatili), i telefoni cordless e le loro unità base e tutti gli altri apparecchi senza fili. Se è un apparecchio di comunicazione e non è connesso ad un filo, emette radiazioni. La maggior parte dei sistemi Wi-Fi ed alcuni cordless usano la stessa frequenza dei forni a microonde, altri invece usano frequenze diverse. I dispositivi Wi-Fi sono sempre accesi ed emanano in continuazione radiazioni come le unità di base dei cordless che emanano radiazione anche quando il telefono non è in uso. Un telefono cellulare acceso, seppure non in uso, emana in continuazione radiazioni. Per non parlare dei ripetitori, logicamente sempre attivi.

A questo punto potresti domandare quale è il problema. Gli scienziati normalmente suddividono lo spettro elettromagnetico in “ionizzanti” e non “ionizzanti”. Le radiazioni ionizzanti, che includono i raggi x e le radiazioni atomiche, causano il cancro. Le radiazioni “non ionizzanti”, tra cui le microonde, dovrebbero essere innocue. Questa distinzione mi ricorda la propaganda della “Fattoria degli animali” di George Orwell: “Quattro gambe buono, due gambe cattivo”. – L’affermazione “Non ionizzante buono, Ionizzante cattivo” è poco affidabile.

Una volta un astronomo, scherzò sull’eventualità che se Neil Armstrong avesse portato un telefono cellulare sulla luna nel 1969, ci sarebbe apparsa come la terza più potente fonte di radiazioni microonde nell’universo, preceduto solo dal sole e dalla via lattea. Egli aveva ragione. L’evoluzione della vita sulla terra è avvenuta con livelli trascurabili di radiazioni microonde.

Un numero crescente di scienziati asserisce che le nostre cellule usano le microonde per comunicare tra loro, come il sussurro di un gruppo di bambini al buio e che i cellulari interrompono bruscamente questa loro comunicazione. Comunque, sta di fatto che siamo tutti quanti bombardati da una quantità di microonde che superano di dieci milioni di volte la media naturale del passato, ogni giorno, se usiamo o non usiamo il cellulare. Sta di fatto, anche, che la maggior parte delle radiazioni proviene dalle tecnologie create dal 1970 ad oggi.

Per quanto riguarda i cellulari, avvicinandoli alla testa danneggi il tuo cervello in vari modi. Per prima cosa, pensa ad un forno a microonde. Il telefonino, come il forno a microonde e a differenza di una doccia calda, riscalda dall’interno, non dall’esterno. Non ci sono sensori per avvisarti del riscaldamento graduale del cervello in quanto la nostra evoluzione non è avvenuta in presenza di radiazioni microonde. Inoltre, la struttura della testa e del cervello è talmente complessa e non uniforme che si creano all’interno di esso dei “punti caldi” dove il riscaldamento può superare dai dieci alle cento volte quello dei tessuti adiacenti. Questi cosiddetti punti caldi possono crearsi sulla superficie del cervello in prossimità del cranio, in profondità o addirittura a livello molecolare.

La F.C.C. (Commissione Federale delle Comunicazioni USA) è incaricata di stabilire le norme che regolano l’utilizzo dei telefoni cellulari. Nell’imballaggio della maggior parte dei telefoni è esposto un numero chiamato S.A.R. (Specific Absorption Rate) che dovrebbe indicare per ciascun modello di cellulare, la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal cervello. Uno dei principali problemi, però, sono i parametri arbitrari sulla quale si basa la F.C.C. Sostengono che il cervello può sopportare un surriscaldamento fino a 1 grado C per ora. A peggiorare la situazione è la procedura scandalosa usata per dimostrare la conformità degli apparecchi a questi limiti per dare ad ogni modello di cellulare un numero S.A.R. La procedura standard per la misurazione del SAR consiste, strano ma vero, nella misurazione su una “testa fantasma”, un fluido omogeneo racchiuso in un contenitore a forma di cranio fatto di plexiglas. Voilà, nessuna zona calda! In realtà, le persone che usano il cellulare per svariate ore al giorno, stanno in continuazione surriscaldando zone del loro cervello. Tra l’altro i parametri creati dalla F.C.C. sono stati elaborati da ingegneri elettrici e non da medici!

La barriera sanguigna del cervello

Il secondo effetto collaterale del quale vi vorrei parlare, che è stato provato nei laboratori, avrebbe dovuto di per sé essere abbastanza, per chiudere questa industria e spaventare chiunque convincendoli a non usare più i loro telefoni cellulari. Io lo chiamo la “prova schiacciante” contro i telefoni cellulari. Come la maggior parte degli effetti biologici delle radiazioni microonde, questo non ha niente a che fare con il riscaldare.

Il cervello è protetto da una griglia di passaggi stretti tra cellule adiacenti delle pareti dei capillari, la cosiddetta barriera sanguigna del cervello che, come una pattuglia di guardia, fa passare i nutrienti e blocca le sostanze tossiche. Dal 1988, nei laboratori di ricerca di un neurochirurgo svedese, Leif Salford, vengono eseguite diverse variazioni di questo semplice esperimento: delle cavie vengono esposte a radiazioni dei cellulari o di altri tipi di fonte di radiazioni microonde, in seguito questi ratti vengono sacrificati per esaminare l’albumina nel loro cervello. L’albumina è una componente del sangue che normalmente non attraversa la barriera sanguigna del cervello. La presenza di albumina nei tessuti del cervello è un segnale che dei vasi sanguigni sono stati danneggiati e che il cervello abbia perso una parte della sua protezione.

Questo è quello che hanno trovato costantemente i ricercatori negli scorsi 18 anni: le radiazioni di microonde in una quantità uguale alle emissioni di un cellulare hanno causato la dispersione di albumina nei tessuti del cervello. Un'unica esposizione per 2 minuti ad un normale telefonino ha provocato la dispersione di albumina nel cervello. In uno degli esperimenti, riducendo le esposizioni a 1/1000, i danni alla barriera sanguigna del cervello sono di fatto aumentati, dimostrando che i danni non sono proporzionali alla dose e che ridurre la potenza non renderà i telefoni cellulari più sicuri.

Alla fine, in una ricerca pubblicata nel giugno 2003, si è dimostrato che un’unica esposizione di 2 ore ad un cellulare, una sola volta nella vita, ha danneggiato definitivamente la barriera sanguigna del cervello; 50 giorni più tardi nell’autopsia è stato verificato che il 2% delle cellule del cervello dell’animale erano state distrutte, incluse le cellule collegate all’apprendimento, alla memoria e al movimento. Riducendo il livello di esposizione di 10 o 100 volte, per simulare la ridotta esposizione che si ha usando l’auricolare, allontanando il cellulare dal corpo o stando semplicemente nelle vicinanze di qualcuno che sta usando il cellulare, non ha cambiato il risultato della ricerca! Anche con la minima esposizione, la metà degli animali, mostrava un numero discreto o elevato di neuroni danneggiati.

Quali sono le implicazioni per noi? Due minuti al cellulare disturbano la barriera sanguigna del cervello, due ore al cellulare danneggiano definitivamente il cervello, le radiazioni “passive” potrebbero essere altrettanto dannose. La barriera sanguigna del cervello di un ratto è identica a quella dell’uomo.

Questi risultati eclatanti hanno creato talmente tanta agitazione in Europa che nel Novembre 2003 fu organizzata una conferenza sponsorizzata dall’Unione Europea, dal titolo “La barriera sanguigna del cervello – Può essere influenzata dalle interazioni delle onde elettromagnetiche?”, apparentemente per rassicurarci, quasi come lanciare un messaggio: “Stiamo facendo qualcosa!”. Realmente non hanno fatto niente, come non è stato fatto niente negli ultimi 30 anni.

Alan Frey, durante tutti gli anni ’70, fu il primo dei tanti a dimostrare che le microonde a basso livello danneggiano la barriera sanguigna del cervello. (2) Un meccanismo simile protegge l’occhio (barriera sanguigna dell’occhio) e il feto (barriera placentare), Frey ed altri dimostrarono che le microonde danneggiano anche queste barriere. (3) L’implicazione: Nessuna donna incinta dovrebbe usare il telefono cellulare.

Il Dott. Salford è molto schietto per quanto riguarda le sue ricerche. Definisce l’uso dei cellulari come “il più grande esperimento biologico mai esistito”, e ha avvertito pubblicamente che un’intera generazione di teen-ager potrebbero trovarsi a soffrire di deficit celebrali o di Alzheimer non appena raggiunta la mezz’età.

La malattia delle onde elettromagnetiche

Sfortunatamente, i cellulari non nuocciono solamente a chi li usa, e purtroppo non ci dobbiamo preoccupare solo del cervello. Il seguente sommario è stato preparato tenendo conto di un vasto numero di lavori scientifici sugli effetti delle onde elettromagnetiche (che comprendono anche le microonde), e delle esperienze di alcuni scienziati e medici da tutto il mondo, con i quali sono in contatto.

Gli organi più suscettibili alle radiazioni includono i polmoni, il sistema nervoso, il cuore, gli occhi e la ghiandola tiroidea. Le malattie legate a tali organi, come asma, disordini del sonno, ansia, ADD, autismo, sclerosi multipla, ALS, Alzheimer, epilessia, fibromi, fatica cronica, cataratte, ipotiroidismo, diabete, melanomi maligni, cancro del testicolo e attacchi di cuore, sono aumentate notevolmente negli ultimi decenni, ci sono numerose ragioni che fanno collegare tale incremento al notevole aumento delle onde elettromagnetiche nell’ambiente.

Le radiazioni microonde trasmesse dai ripetitori, sono state associate anche al diffuso seccarsi degli alberi, all’incapacità di riproduzione e la diminuzione di molte specie di uccelli, alle malattie e le deformazioni neonatali degli animali da fattoria. La documentazione a prova degli effetti biologici delle radiazioni microonde è molto vasta, raggiunge quasi i diecimila documenti. Sono sbalordito di come i rappresentanti dell’industria riescono a cavarsela dicendo che la tecnologia senza fili sia risultata innocua, o entrando ancora di più nel ridicolo, che non ci siano prove di dannosità.

Ho omesso dalla lista sopra una malattia: la malattia che ho io e “l’individuo del gruppo B”. Di seguito un riassunto storico. Negli anni ’50 e ’60 i lavoratori che costruivano, testavano e riparavano impianti radar, furono colpiti in larga scala da questa malattia. Così fu anche per chi, nelle industrie, costruiva o riparava forni e saldatrici a microonde. I sovietici lo hanno chiamato, giustamente, la malattia delle onde radio, ed hanno fatto ricerche approfondite a riguardo. Nell’occidente, l’esistenza di questa malattia è stata sempre negata, ma i lavoratori continuavano ad ammalarsi. Vedi le testimonianze in un’udienza del 1981 d’avanti al Congresso, presidiata dal rappresentante Al Gore, che illustrarono gli effetti dei forni e saldatori a microonde. Un altro episodio di “Stiamo facendo qualcosa!” ma realmente niente viene fatto.

Al giorno d’oggi con la proliferazione dei ripetitori radio e dei trasmettitori personali, la malattia si è diffusa come una piaga nella popolazione. La stima è che la malattia ha colpito 1/3 della popolazione, ma viene diagnosticata per quello che è, solamente quando ha disabilitato a tal punto l’individuo, che oramai non può più avere una vita sociale. Alcuni dei sintomi più comuni sono: insonnia, giramenti di testa, nausea, mal di testa, fatica, perdita di memoria, mancanza di concentrazione, depressione, dolori del torace, fischio nelle orecchie. I pazienti possono anche manifestare infezioni croniche a livello respiratorio, aritmie cardiache, sbalzi di pressione improvvise, sbalzi dei livelli dello zucchero nel sangue, disidratazione, e persino lesioni ed emorragia interna.

Quello che rende questa malattia così difficile da accettare, è che nessuna terapia potrebbe essere di successo se non si elimina l’esposizione alla causa, ma la causa ormai è ovunque.

Un sondaggio del 1998 del Dipartimento dei Servizi Salutistici della California, indica che nello stesso anno 120.000 californiani, di conseguenza 1 milione di americani, non hanno potuto lavorare per problemi relativi alle onde elettromagnetiche. (4) Il numero delle persone cosiddette elettro-sensitive sta aumentando sensibilmente in ogni paese del mondo. Sono marginalizzate, etichettate ed ignorate. Con la presenza di onde elettromagnetiche ovunque, raramente si riprendono e a volte si tolgono la vita.

Il Dott. Olle Johansson si riferisce agli ammalati dichiarando “Ci avvertono di un pericolo che c’è per tutti”. “Potrebbe essere un enorme errore sottoporre il mondo intero a radiazioni 24 ore al giorno”. Il Dott. Johansson, neuro-scienziato del famoso Istituto Karolinska a Stoccolma, dirige un gruppo di ricerca che sta documentando il peggioramento significativo della salute pubblica che ebbe inizio con l’introduzione in Svezia nel 1997 dei cellulari di seconda generazione a 1800MHz. (5,6)

Dopo un declino durato 10 anni, a fine 1997 il numero di permessi per malattia dei lavoratori svedesi è aumentato notevolmente, e nei 5 anni successivi i permessi sono più che raddoppiati.

Durante lo stesso periodo è raddoppiata anche la vendita di antidepressivi. Il numero di incidenti stradali, dopo una notevole riduzione negli anni precedenti, nel 1997 iniziò di nuovo ad aumentare. Dopo anni di declino i decessi per Alzheimer nel 1999 si alzarono di picco e sono quasi raddoppiati nel 2001. Considerando che l’Alzheimer richiede alcuni anni per svilupparsi, ecco risolto il ritardo di 2 anni a livello statistico.

Proliferazione incontrollata


Se i cellulari ed i suoi ripetitori sono mortali, i ripetitori radio e tv, con i quali abbiamo vissuto per più di un secolo, sono stati innocui? Nel 2002, Orjan Hallberg e Olle Johansson hanno scritto una relazione che analizza questa domanda dal titolo: “La tendenza al cancro durante il ventesimo secolo”. (7) Hanno trovato negli Stati Uniti, Svezia e dozzine di altri paesi, che l’aumento della mortalità per il melanoma della pelle e per il cancro della vescica, prostata, colon, seno e polmoni, erano quasi paragonabili all’aumento dell’esposizione pubblica alle onde elettromagnetiche negli ultimi 100 anni. Quando aumentavano i trasmettitori in una determinata zona, aumentavano anche i casi di quei tipi di cancro, quando i trasmettitori diminuivano, diminuivano anche i casi di cancro. Un’altra scoperta sensazionale, paese per paese, e località per località in Svezia, hanno trovato statistiche che provavano che i tumori causati dall’esposizione alle onde elettromagnetiche erano tanti quanto quelli causati dal fumo delle sigarette.

Questo mi porta a sottolineare un’incomprensione globale. La differenza più grande tra i ripetitori dei cellulari di oggi ed i ripetitori radio, non è la sicurezza bensì il numero. Il numero di ripetitori radio negli Stati Uniti, ancora oggi, è minore di 14000. Il numero di ripetitori per i cellulari ed i ripetitori Wi-Fi superano i centomila, e di cellulari, computer portatili, cordless e “walkie-talkie” se ne contano un centinaio di milioni. Inoltre si stanno moltiplicando senza controllo le istallazioni radar ed i network di comunicazione per le emergenze. Dal 1978, quando l’Agenzia per la protezione ambientale ha per l’ultima volta censito le onde radio negli Stati Uniti, l’esposizione urbanistica per ogni abitante alle onde elettromagnetiche è aumentata di 1000 volte, l’aumento maggiore c’è stato negli ultimi 9 anni.

Nello stesso periodo, l’inquinamento elettromagnetico si è esteso come la nebbia dalle città a tutto il pianeta.

Le vaste conseguenze di tutto questo sull’umanità sono ignorate. Dalla fine del 1990, è stata creato negli Stati Uniti, un’intera nuova classe di rifugiati ambientali. Abbiamo un numero, sempre maggiore, di persone ammalate o morenti, che, come me, stanno cercando un po’ di sollievo dalla sofferenza, abbandonano le loro case, alcuni vivono nelle macchine, nei rimorchi o in tenda senza fissa dimora. A differenza dei terremotati, nessuno fa alcun tentativo per alleviare le nostre sofferenze. Nessuno sta raccogliendo donazioni, magari per comprare una casa protetta, nessuno prende in considerazione la possibilità di rinunciare al proprio telefono cellulare, i loro portatili o i loro cordless in modo che possiamo avere anche noi dei vicini di casa.

Le persone preoccupate, e quelle ammalate non si sono ancora aperti l’un l’altro, però si pongono domande.

Una risposta al gruppo A: Nessuna barriera o auricolare può proteggerti dal tuo telefono cellulare o dal tuo cordless. Non c’è una distanza che può essere considerata sicura dai ripetitori. Se il tuo telefono cellulare, il tuo cordless o il tuo portatile funziona nella tua casa, sei irradiato 24 ore su 24.

Al gruppo B: Creare una barriera efficace per la tua casa, è difficile ed ha poche possibilità di successo. Ci sono solo un paio di medici negli Stati Uniti che provano a curare i danni delle onde elettromagnetiche, e raramente hanno avuto successo poiché ci sono pochissimi luoghi in tutto il mondo dove ancora non sono arrivate le radiazioni.

Si, le radiazioni provengono anche dall’alto, dai satelliti; i satelliti sono una parte del problema, non la soluzione. Non c’è alcun modo per rendere la tecnologia wireless sicura.

La nostra società in appena un decennio, è divenuta socialmente ed economicamente dipendente da quella tecnologia che sta danneggiando tremendamente il mondo. Più ci “infanghiamo” in questa tecnologia, più sarà difficile uscirne. Il momento per uscirne, come individuo e collettivo, per quanto possa essere difficile, è adesso!
 
Top
view post Posted on 14/5/2012, 14:27     +1   -1
Avatar

Advanced Member

Group:
Elfo
Posts:
2,974
Reputation:
+2
Location:
Marche

Status:


CITAZIONE (elly_star @ 14/5/2012, 10:33) 
La nostra società in appena un decennio, è divenuta socialmente
ed economicamente dipendente da quella tecnologia che sta danneggiando tremendamente il mondo.
Più ci “infanghiamo” in questa tecnologia,
più sarà difficile uscirne.
Il momento per uscirne, come individuo e collettivo, per quanto possa essere difficile, è adesso!

Trovo quest'ultimo passo un po' "utopistico"...
io che son pragmatica ,vorrei (oltre che allarmarmi),
trovare anche una soluzione alla cosa....
Mi spiego meglio..
l'articolo per come l'ho inteso io informa circa i danni che le onde elettromagnetiche provocano,
ma come unica soluzione propone di "uscire" dalla tecnologia....
ma invece di demonizzare e basta, non sarebbe meglio formulare ipotesi alternative,
per far si che si possa progredire in sicurezza(e non regredire tornando ai calessi)?
E dico questo perchè...chi di noi...oggi come oggi...anche a fronte di queste notizie,
rinuncerebbe TOTALMENTE al cellulare,
alla tv,al pc,al microonde?
Per un prodotto più "sano" sicuramente lo faremmo,ma eliminare la tecnologia e tornare indietro no!
A tal proposito ho letto diverse notizie invece di tecnologia sostenibile...
e qui mi trovo un pochino più d'accordo....nel senso...abbiamo scoperto che fanno male (le onde elettromagnetiche e tante altre cose)
ma studiamo per eliminare solo la loro dannosità,lasciando libero il progresso,per cercare di vivere il mondo in modo sostenibile.
Posto il link di un sito a mio avviso molto interessante:

www.ilsostenibile.it/category/tecnologia/
 
Web  Top
elly_star
view post Posted on 14/5/2012, 22:09     +1   -1




Io interpreto che l'autore non ci invita ad uscire dalla tecnologia, ma uscire da quei modelli di tecnologia che stanno danneggiando il mondo. Io sono completamente favorevole all'avanzare della tecnologia e come dici tu Zia in modo eco sostenibile, nel rispetto del nostro pianeta e di noi stessi.
 
Top
elly_star
view post Posted on 16/5/2012, 22:22     +1   -1




Beppe Grillo: come salvare il Pianeta Terra

beppe-grillo

Beppe Grillo si occupa di ambiente. Il comico ligure, infatti, ha pensato di interrogare i maggiori esperti sul tema, per capire cosa ci aspetterà nei decenni futuri, se la situazione del nostro Pianeta, che stiamo distruggendo, non cambierà. Ecco le risposte di questi esperti a Beppe Grillo.

Viviamo sulla terra. Non abbiamo altro, ma la stiamo distruggendo“. Beppe Grillo ha voluto realizzare un vero e proprio documentario le parole di questi esperti: grazie all’aiuto di Greenpeace questa sorta di interrogazione ai grandi luminari del settore, ora in vendita in dvd, ci vuole spiegare come potra’ essere il futuro.

Molti gli esperti incontrati: “Jeremy Rifkin, economista, attivista e saggista statunitense; Lester Brown, scrittore, ambientalista, economista statunitense e fondatore del Worldwatch Institute ; Wolfgang Sachs, scienziato tedesco nonché autore di libri; Michael Pollan, autore del libro “In difesa del cibo” e Mathis Wackernagel, direttore della Global Footprint Network, organizzazione no-profit per lo sviluppo e la promozione di sistemi di misurazione per la sostenibilità ambientale“.

Dure le parole di Beppe Grillo nei confronti dei leader del mondo: “I governi mondiali sono in preda a un’allegria isterica. Hanno salvato le banche, e quindi sé stessi, e si sentono in salvo. Tutto come prima. Sanno produrre incentivi per le auto, stimulus per CO2 e cemento. Per la produzione di beni inutili che alimentano un’economia priva di senso che distrugge il pianeta“. E poi aggiunge, che stanno giocando con la nostra pelle, perche’ sono gli interessi economici a guidare i governi, non quelli sociali. Secondo il comico ligure, la crisi economica che stiamo vivendo e’ stata un’occasione persa per creare nuove priorita’. “A questo punto al cambiamento ci dovremo arrivare per necessità. L’uomo è l’unico essere vivente che distrugge l’ambiente che gli permette di vivere. Sembra un alieno venuto dallo spazio con la missione di eliminare la vita dalla Terra“.
 
Top
elly_star
view post Posted on 17/5/2012, 22:54     +1   -1




Australia: koala uccisi dai cani o investiti dalle auto. Il Paese è sotto shock

koala-australia-choc

Una foto che ha scioccato l’Australia e che racconta una triste verità: quella della mattanza dei koala, ritratti in uno scatto su un telo, senza vita. La fotografia compare sul servizio pubblicato sul numero di maggio dell’autorevole rivista National Greographic: l’animale simbolo del Paese sta rischiando sempre più tanto da essere stato di recente inserito nella lista delle specie protette. L’articolo parla di questa mattanza, tra testimonianze e numeri, ma a rendere davvero l’idea è la foto scattata in una clinica del Queensland: su un telo i corpi senza vita dei koala, compresi quelli dei piccoli ancora abbracciati alle madri.

koala-choc

L’articolo affronta il problema dei koala e ne racconta la drammatica evoluzione: negli ultimi vent’anni la popolazione dei marsupiali, simbolo del paese, è calata tra il 30% e il 40%, soprattutto in alcune zone come il Nuovo Galles del Sud e il Queensland.

I numeri e le parole dei volontari e dei veterinari che si occupano di loro però non hanno scioccato quanto la foto, scattata dal fotogrago Joel Sartore su proposta dei medici della clinica: tutti gli animali ritratti sono morti perché investiti da un’auto o perché sbranati da un cane.

“In questi giorni ne ho visti tanti morire così. Li ho guardati mentre spiravano sul tavolo operatorio. È stato davvero triste. Questi che compaiono nella foto sono quelli morti in una sola settimana“, ha raccontanto il fotograto all’Herald Sun.

L’immagine cruda ed eloquente ha scatento la reazione della popolazione australiana: lo scorso 30 aprile il ministro dell’ambiente Tony Burke, ha dichiarato i koala animali “vulnerabili” e, sotto la pressione delle associazioni animaliste, ha lanciato anche una campagna per sensibilizzare il paese.

La vera causa di così tante morti è l’urbanizzazione e la presenza dell’uomo in zone che per secoli sono stati l’habitat dei koala: le case, il cemento e le strade hanno fatto posto agli alberi e le radune che da sempre erano il territorio dei marsupiali, mettendone seriamente a rischio la sopravvivenza.

I volontari e i medici impegnati a salvarli raccontano nell’articolo del National Geographic le difficoltà cui vanno incontro: spesso i koala trovano il loro albero preferito circondato da case e strade e, pur di non abbandonarlo, rischiano di essere investiti o attaccati dai cani.

Una vera mattanza che si può fermare sensibilizzando le persone al problema e frenando la corsa del cemento. Per il momento i koala sembrano aver trovato la popolazione e la politica dalla loro parte.

“Il koala è l’animale simbolo dell’Australia. Occupa un ruolo speciale nella nostra comunità. I nostri concittadini vogliono che l’esistenza di questa specie sia assicurata e desiderano che i koala siano protetti per le future generazioni“, ha dichiarato il ministro Burke.

Vedremo se alle parole seguiranno i fatti o se le foto come quella che tanto ha sconvolto il paese diventeranno la norma.

tratto da haisentito.it
 
Top
18 replies since 30/4/2012, 11:12   172 views
  Share