Earth song

« Older   Newer »
  Share  
elly_star
view post Posted on 17/5/2012, 23:52     +1   -1




L’ Iran ha comprato dalla Russia una squadriglia di sabotatori subacquei. Il problema della riconversione alla vita "civile"

Dai falchi ai delfini: animali in guerra
Rapaci usati per spiare le linee nemiche, beluga a caccia sottomarina e topi antimine

L' Iran ha comprato dalla Russia una squadriglia di sabotatori subacquei. Il problema della riconversione alla vita «civile» Dai falchi ai delfini: animali in guerra Rapaci usati per spiare le linee nemiche, beluga a caccia sottomarina e topi antimine Piccioni decorati al valore, falchi in missione oltre le linee nemiche, delfini addestrati alla guerra sottomarina. Da sempre (si pensi agli elefanti di Annibale o ai molossi da battaglia assiri) gli uomini hanno utilizzato gli animali per scopi bellici. Poi la guerra è diventata una gara a chi ha i migliori mezzi tecnologici e quelle rare notizie di animali «in divisa» apparivano come leggende metropolitane. E invece ci sono davvero diversi animali «in servizio attivo», ognuno con la sua particolare specializzazione. Una delle notizie più recenti riguarda un falco- spia catturato dagli indiani nello Stato del Rajastan, sul confine col Pakistan, mentre era impegnato in una missione di rilevamento con un' antenna e due batterie applicate sotto le ali. L' apparecchiatura è stata subito disattivata e il «prigioniero» è stato ricoverato in uno zoo dove è morto poco dopo per disidratazione. L' ipotesi che il falco fosse al servizio dello spionaggio militare pakistano è avvalorata dal fatto che anche lo scorso anno gli indiani catturarono lungo il confine un falco-spia provvisto di antenna in grado di comunicare in un raggio di 15-20 chilometri. I falchi-spia, comunque, non sono altro che l' evoluzione tecnologicamente avanzata dei piccioni viaggiatori usati per trasportare messaggi sui campi di battaglia fino a pochi decenni fa. È celebre il caso del piccione «Cher Ami» (ora imbalsamato alla Smithsonian Institution di Wa shington) che durante la Grande Guerra trasportò un messaggio che permise di salvare un battaglione americano isolato oltre le linee tedesche. «Cher Ami» volò per 40 chilometri malgrado una pallottola gli avesse spappolato una gamba e attraversato il petto. E' tornata alla ribalta in questi giorni la vicenda del «plotone» di mammiferi marini (delfini, leoni marini, beluga) addestrati dall' ex Unione Sovietica in una base militare della Crimea e resi celebri pochi anni fa dal caso di «Palla di neve», che nel ' 94 divenne protagonista di un film di Maurizio Nichetti interpretato da Pao lo Villaggio. I 27 esemplari rimasti nella base militare russa sono stati venduti in questi giorni all' Iran e sono già stati trasferiti nel Golfo Persico, dove probabilmente verranno impiegati per sorvegliare le acque dello stretto di Hormuz, zona strategica nella quale anche gli Usa impiegarono 5 delfini anti-mine subacquee durante la guerra del Golfo. Questi animali sarebbero capaci di distinguere il rumore dei sottomarini, di individuare missili dispersi sui fondali, di attaccare cariche esplosive sulla chiglia delle navi e ingaggiare combattimenti corpo a corpo con sommozzatori nemici grazie ad arpioni piazzati sulla schiena. La Marina sovietica voleva addirittura paracadutare i delfini nei teatri di guerra, grazie a speciali imbragature, ma pare che il tentativo non abbia dato risultati apprezzabili. Per quanto riguarda gli Stati Uniti sappiamo che fino a metà degli anni ' 80 il Congresso autorizzava la cattura di 25 mammiferi marini all' anno per scopi di difesa. Con il cambiamento della situazione politica internazionale, il ruolo di questi animali da guerra si è ridimensionato e si è presentato il problema di riconvertirli a una vita «da civili». Perciò due anni fa è iniziato nelle acque della California un nuovo addestramento per due leoni marini, Beaver e Sake, 17 e 19 anni, che, con apposite telecamere piazzate sul dorso, cercheranno di filmare le megattere che amoreggiano nelle profondità dell' oceano; in alternativa, i due leoni marini tenteranno di «piantare» alcune rice-trasmittenti sul dorso dei cetacei affinché i ricercatori possano spiarne gli spostamenti. Ma pure in tempi post- bellici si preparano missioni ad alto rischio per alcuni animali. L' ultima notizia in questo senso viene dall' università di Anversa, in Belgio, dove alcuni ricercatori stanno tentando di utilizzare il finissimo olfatto di grandi roditori, come i topi del Gambia, per individuare le mine anti-uomo inesplose sui campi di battaglia di tutto il mondo.

Domenici Viviano

Pagina 22
(13 marzo 2000) - Corriere della Sera
 
Top
elly_star
view post Posted on 18/5/2012, 00:13     +1   -1




255681_2044326156372_1490928638_32253562_1212314_n
 
Top
view post Posted on 18/5/2012, 15:50     +1   -1
Avatar

Advanced Member

Group:
Elfo
Posts:
2,974
Reputation:
+2
Location:
Marche

Status:


CITAZIONE (elly_star @ 14/5/2012, 23:09) 
Io interpreto che l'autore non ci invita ad uscire dalla tecnologia, ma uscire da quei modelli di tecnologia che stanno danneggiando il mondo.

Allora evidentemente ho frainteso.


CITAZIONE (elly_star @ 16/5/2012, 23:22) 
L’uomo è l’unico essere vivente che distrugge l’ambiente che gli permette di vivere.
Sembra un alieno venuto dallo spazio con la missione di eliminare la vita dalla Terra.

La penso esattamente così!

Per quanto riguarda il messaggio di Siffredi...
beh non amo il personaggio però devo dire che rende l'idea ^_^
 
Web  Top
elly_star
view post Posted on 23/5/2012, 20:56     +1   -1




Il dovere di proteggere l’ambiente…anche se costa caro

Se camminando per strada ti accorgi che in un giardino c'è una tubazione da cui fuoriesce petrolio, che fai? Cercherai sicuramente di attirare l'attenzione per evitare un pesante danno ambientale. Se dopo che hai contattato tutte le autorità preposte, non succede nulla, ti sentirai sorpreso e un po' smarrito perché nessuno interviene, mentre davanti ai tuoi occhi il petrolio continua a scorrere indisturbato. A quel punto hai due possibilità: rimanere fermo a guardare il terreno che si copre di petrolio o intervenire in prima persona per fermare il disastro.

Il buon senso dice di intervenire, e così fai anche tu. Entri nella proprietà privata e fermi la dispersione in ambiente. A lavoro completato accade poi che le autorità pubbliche finalmente si muovono e il proprietario del giardino viene condannato, avendo volontariamente dato il via all'inquinamento. Le persone che vivono nella zona adiacente ti sostengono e ti ringraziano per aver agito a difesa del territorio. La proprietà viene posta sotto sequestro per evitare che l'atto illegale venga ripetuto e comincia la conta dei danni.

Problema risolto? Non proprio, è solo l'inizio.

Nella realtà il giardino rappresenta due campi in Friuli e il petrolio è la coltivazione illegale di mais OGM della Monsanto (il MON810), il cui polline OGM si stava disseminando sull'area circostante, andando a contaminare coltivazioni convenzionali e ambiente.

Nel luglio del 2010, infatti, attivisti italiani, austriaci, tedeschi e ungheresi hanno messo in quarantena una coltivazione di mais OGM seminato illegalmente, tagliando, isolando e mettendo in sicurezza la parte superiore delle piante di mais transgenico, che produce il polline, responsabile della contaminazione su vasta scala.

Le autorità pubbliche, all'epoca, continuavano un girotondo inspiegabile, tergiversando e non agendo per bloccare la contaminazione. Abbiamo fatto richiesta a tutti gli Enti preposti, a cominciare da quelli regionali fino al Ministro dell'Agricoltura, passando addirittura dal Presidente della Repubblica, nella sua funzione di Garante delle norme e della loro applicazione. Di fronte alla totale inazione di tutti, siamo intervenuti direttamente.

I nostri attivisti sono entrati nel campo solo dopo aver eseguito la ricerca e l'identificazione delle coltivazioni illegali tramite campionamenti e analisi di laboratorio. Fino ad allora i due terreni coltivati a OGM erano stati tenuti segreti!

Dopo il nostro intervento, le autorità nazionali e regionali si sono finalmente mosse. I campi sono stati posti sotto sequestro, insieme all'azienda agricola, ed è stata ordinata la distruzione del mais transgenico. Il proprietario è stato condannato al pagamento di una sanzione di 30.000 euro e gli agricoltori confinanti erano felici che la contaminazione fosse terminata.

Nella primavera del 2011, inoltre, è stata approvata la nuova legge regionale che vieta espressamente la coltivazione di OGM. La denuncia per violazione di proprietà privata nei confronti della responsabile della campagna OGM di Greenpeace – che sarei io - è stata archiviata e le accuse rigettate, dato che il Giudice ha stabilito la necessità di prevenire la contaminazione.

E allora vissero tutti felici e contenti? Non esattamente. Lo scorso febbraio è stato notificato agli attivisti un decreto penale di condanna di oltre 86 mila euro per “invasione di terreno agricolo”, ovvero per aver camminato sui campi illegali, il famoso “giardino”. Non solo: gli attivisti rischiano una seconda imputazione per “danneggiamento” visto che, per fermare la dispersione del polline, hanno dovuto toccare le piante di mais.

Greenpeace ha naturalmente già depositato opposizione al decreto di condanna e si difenderà in sede giudiziaria, ma la sentenza della Cassazione porta ad altri interrogativi: perché condannare degli attivisti per aver fatto ciò che le autorità avrebbero dovuto fare da tempo, ma che invece non facevano?

Qualche settimana dopo, a marzo, sono state pubblicate anche le motivazioni della sentenza della terza sezione penale della Cassazione che ha confermato l'illegalità dei due appezzamenti seminati con mais OGM e, quindi, la correttezza dei sequestri. Una sentenza che non fa che confermare l'illegalità delle coltivazioni OGM friulane e va ulteriormente a legittimare la correttezza dell'intervento fatto dagli attivisti nel luglio 2010.

Greenpeace ha già raccolto la solidarietà di tanti: associazioni di agricoltori, di consumatori, compresa quella di tutti gli aderenti alla Task Force per un'Italia libera dagli OGM che ha deciso di autodenunciarsi in solidarietà con gli attivisti, ma una domanda sorge spontanea: quando il dito indica la luna perché limitarsi a guardare il dito?
Oggi è la Giornata Internazionale della Biodiversità e noi abbiamo una sola certezza: proteggere l'ambiente può costare molto caro, ma noi continueremo a farlo!

Federica Ferrario
Responsabile Campagna OGM di Greenpeace
 
Top
18 replies since 30/4/2012, 11:12   172 views
  Share