FRATELLI D'ITALIA, Una storia iniziata duemila anni fa!

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xxxSibillaxxx
view post Posted on 3/7/2006, 11:27     +1   -1




Da un lato l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che lo ha rilanciato con un pressing costante lungo tutto il suo settennato (“Mi dà la carica”, disse); dall’altro i calciatori della Nazionale, spesso impietosamente inquadrati dalle telecamere nell’atto di non cantarlo, l’ultimo, in ordine di tempo, Mauro Germàn Camoranesi, l’oriundo argentino che ammette candidamente di non conoscerne le parole.
Insomma, l’inno nazionale, “Il Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come "Fratelli d’Italia", appassiona e divide.

Se ne avete voglia, continuate a leggere il post e scoprirete delle curiosità sulla sua storia e sul suo significato...



L’Inno, scritto nel 1847 dall’allora ventenne patriota genovese Goffredo Mameli dei Mannelli e musicato da Michele Novaro, genovese pure lui, vanta una lunga storia.
Debuttò il 10 dicembre di quell’anno sul piazzale del Santuario di Oregina, a Genova - in occasione del centenario della cacciata degli Austriaci - alla presenza di 30mila persone e fu il canto di Garibaldi e i suoi Mille (1.089, per l’esattezza) durante lo sbarco a Marsala, l’11 maggio 1860.
Da quel lontano giorno di 146 anni fa fu adottato (provvisoriamente) solo il 12 ottobre del ‘46, mentre è diventato ufficialmente “l’Inno” solo il 17 novembre 2005 grazie a un decreto legislativo (emanato da Ciampi).

Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Scipio = La cultura di Mameli è classica e forte è il richiamo alla romanità. È di Scipione l'Africano, il vincitore di Zama, l'elmo che indossa l'Italia pronta alla guerra.

Vittoria = La Vittoria si offre alla nuova Italia e a Roma, di cui la dea fu schiava per volere divino. La Patria chiama alle armi: la coorte, infatti, era la decima parte della legione romana.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:

Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Bandiera = una bandiera e una speranza (speme) comuni per l'Italia, nel 1848 ancora divisa in sette Stati, ma già desiderosa di arrivare all'unificazione.

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Mazziniano e repubblicano, Mameli traduce qui il disegno politico del creatore della Giovine Italia e della Giovine Europa. "Per Dio" è un francesismo, che vale come "attraverso Dio", "da Dio".

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

In questa strofa, Mameli ripercorre sette secoli di lotta contro il dominio straniero. Anzitutto, la battaglia di Legnano del 1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa. Poi, l'estrema difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il capitano Francesco Ferrucci. Il 2 agosto, dieci giorni prima della capitolazione della città, egli sconfisse le truppe nemiche a Gavinana; ferito e catturato, viene finito da Fabrizio Maramaldo, un italiano al soldo straniero, al quale rivolge le parole d'infamia divenute celebri "Tu uccidi un uomo morto".

Sebbene non accertata storicamente, la figura di Balilla rappresenta il simbolo della rivolta popolare di Genova contro la coalizione austro-piemontese. Dopo cinque giorni di lotta, il 10 dicembre 1746 la città è finalmente libera dalle truppe austriache che l'avevano occupata e vessata per diversi mesi.

Ogni squilla significa "ogni campana". E la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò, i Vespri Siciliani.


Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

L'Austria era in declino (le spade vendute sono le truppe mercenarie, deboli come giunchi) e Mameli lo sottolinea fortemente: questa strofa, infatti, fu in origine censurata dal governo piemontese. Insieme con la Russia (il cosacco), l'Austria aveva crudelmente smembrato la Polonia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno, che dilania il cuore della nera aquila d'Asburgo.



:fiore:
 
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lycaena
view post Posted on 3/7/2006, 11:57     +1   -1




è vero, cantiamo l'inno (la prima parte), senza sapere effettivamente cosa significano le parole e cosa racchiudono!!!!





Lyca
 
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xxxSibillaxxx
view post Posted on 3/7/2006, 15:59     +1   -1




CITAZIONE (lycaena @ 3/7/2006, 12:57)
è vero, cantiamo l'inno (la prima parte), senza sapere effettivamente cosa significano le parole e cosa racchiudono!!!!





Lyca

Hai ragione, cara Lyca! :inchino:

Tutti quanti conosciamo il motivo musicale dell'Inno, che rappresenta uno dei simboli della nostra Nazione, ma quando si parla del significato delle parole il discorso cambia e difficilmente si riesce a tradurre il senso del testo, forse perché in questo canto si fa riferimento ad avvenimenti che sono assai lontani nel tempo e che non sentiamo più come "nostri".

Credo, invece, che sarebbe utile riflettere sul suo senso profondo, per ritrovare in esso il grato ricordo di chi ha lottato per farci un regalo tanto prezioso come la libertà, ma anche per tenere sempre a mente il sacrificio di chi ha ardentemente combattuto per un'Italia unita; un concetto, quello dell'unità nazionale, che nei giorni attuali è stato spesso messo in discussione, soprattutto in occasione dell'ultimo referendum.

Un bacione per te! :bacino:

:fiore:
 
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Bellevue
view post Posted on 15/11/2007, 00:11     +1   -1




Neppure io conoscevo per intero il testo del nostro inno nazionale,e nessuna meraviglia se i nostri atleti nazionali se ne restano muti in occasioni nelle quali dovrebbero cantarlo.
Inoltre non conoscendo il testo,mi sfuggiva anche il suo significato.
:inchino: :inchino: :inchino: :inchino:
 
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xxxPenelopexxx
view post Posted on 17/11/2007, 07:22     +1   -1




neanch'io lo conoscevo :timidone:
grazieeee sibyyyy :rosa: :rosa:
 
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elly_star
view post Posted on 9/11/2012, 21:23     +1   -1




Solo metà degli studenti conosce a memoria l’Inno di Mameli
Solo poco più della metà degli studenti conosce tutto l’Inno d’Italia a memoria. L’on. Frassinetti, promotrice e relatrice dichiara: "Lo sospettavo"

13:28 - La legge è stata approvata: l’Inno di Mameli si insegnerà nelle scuole e il 17 marzo sarà il “Giorno dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”. Un provvedimento necessario stando ai dati rilevati da Skuola.net: poco più della metà degli studenti intervistati conosce per intero a memoria l’inno d’Italia. Gli studenti avevano proprio bisogno di qualche ripetizione.

INNO POCO CONOSCIUTO DAGLI ITALIANI

Uno dei simboli della nostra unità nazionale è ignorato da una buona parte dei giovani che serbano del “Canto d’Italia” solo qualche vago ricordo di quando la maestra delle elementari glielo ha fatto cantare. E di questo ne è consapevole l’on. Paola Frassinetti, promotrice e relatrice della legge, raggiunta telefonicament: “Non mi stupiscono i risultati del sondaggio di Skuola.net, quando ho proposto la legge ero conscia che l’Inno era poco conosciuto in generale dagli italiani e nel particolare degli studenti”.

L’INNO A SCUOLA
Lo studio dell’inno nelle scuole finora è stato limitato alle ore di musica, tralasciando la trattazione del significato storico del testo. “Alle medie ci avevano fatto suonare col flauto l’inno dell’Italia”, afferma una studentessa che poi aggiunge “peccato però che nella mia scuola non si affronta più quella materia se non alle medie”. E se si escludono le iniziative realizzate in occasione dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, nelle scuole l’Inno di Mameli difficilmente aveva speranza di essere approfondito a lezione.

SERVE UN PO’ DI PATRIOTTISMO
Ora, però, sarà obbligatorio per tutti e l’on. Frassinetti precisa che “Lo scopo non è solamente quello far imparare a memoria il testo dell'inno nazionale, ma di spiegare agli studenti la storia che c’è dietro, anche alla luce del fatto che nelle scuole si registra una sempre maggiore presenza di studenti stranieri che, però, saranno i futuri italiani, quindi questo sarà il loro inno”. E se, da una parte, c’è chi ha accolto di buon grado la novità, altri non ne hanno ancora capito l’utilità. Su Facebook, infatti, in risposta ad Emanuele che ha scritto “Mi sembra giusto! È ridicolo vedere gente che arranca in presenza dell’inno. Suvvia, un po’ di patriottismo!”, Gianluca incalza affermando che “Anziché svecchiarci, mettono una legge per imparare una cosa vecchia e stravecchia come l’Ave Maria e il Padre nostro”.

MAMELI DIVENTERÀ UN MODELLO PER I GIOVANI

Basta poi leggere commenti come quello di Giuseppe che posta un discutibile “Non si ricordano che nelle scuole italiane ci sono tanti stranieri, senza contare poi i tanti meridionali” per capire che un intervento per rinsaldare l’unità nazionale e il sentimento di patriottismo probabilmente non è solo necessario, ma anche urgente. In particolare, i giovani hanno bisogno di figure positive come modello e per l’on. Frassinetti “sapere, ad esempio, che c’è stato un giovane di 22 anni come Goffredo Mameli sicuramente può ispirare le giovani generazioni”.

tratto da tgcom
 
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